Il Governo punta ancora sui disabili, per fare cassa.

17 Ottobre 2012

Il nuovo progetto di Legge di stabilità colpisce ancora una volta le categorie più deboli:  le pensioni di guerra e di invalidità  saranno soggette ad Irpef   e   una stretta è prevista  su chi usufruisce dei permessi da legge 104 per l’assistenza a un famigliare disabile;   nello specifico, per i giorni di premesso (che sono tre al mese) si prevede una diminuzione della retribuzione al 50% a meno che non si tratti dello stesso dipendente della P.A. che usa il permesso per sua patologia, o che si tratti di assistenza a figli o coniuge. Se quindi il permesso dovesse servire ad assistere genitori disabili, niente retribuzione intera.

I pareri fortemente negativi dal fronte politico e associazionistico, riguardo ai provvedimenti paventati per settore  sanità e disabilità, non si fanno attendere. La FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – per voce del suo Presidente, Pietro Barbieri, parla di sdegno e incredulità di fronte alle prime indiscrezioni sui tagli previsti. Soprattutto alla luce di  un progressivo assottigliamento delle risorse messe in campo per il sociale (da 2 miliardi e mezzo a 270 milioni di euro in 4 anni), la preoccupazione è dunque ai “gravissimi effetti nei servizi alle persone con disabilità e ai non autosufficienti distruggendo una rete di protezione già estremamente esile”.

La politica della domiciliarietà portata avanti dalle istituzioni si sta rivelando un puro calcolo di bilancio: quanto denaro fa risparmiare alle casse dello Stato chi si prende cura dei familiari disabili?  Per la maggioranza delle famiglie con disabilità  non vi sono solo problemi economici,  ma anche drammatici problemi burocratici e psicologici di convivenza e di gestione di gravi patologie, spesso anche  mal supportate dai Servizi.  Qualsiasi trasmissione televisiva e radiofonica non dà risalto a questo  aspetto,  ma va solo a cercare di divulgare oltre misura gli scandali di  falsi invalidi  che hanno usufruito  per anni  di vantaggi a cui non avevano diritto con l’aiuto di funzionari conniventi e soprattutto con l’assoluta mancanza di controlli adeguati e tempestivi.

Certamente è necessaria una razionalizzazione dei sistemi e delle risorse ed un contrasto agli sprechi, ma non si  comprende perché questo debba sembra e costantemente tradursi in minacce al rispetto dei diritti umani dei cittadini più vulnerabili, che vedono ridotti esigibilità dei diritti e supporti indispensabili sempre più all’osso.

Un  Paese che si definisce civile e che ha ratificato la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità non può costantemente operare scelte che sacrificano persone e famiglie già costantemente vessate, in situazioni di svantaggio e spesso al limite della povertà e dell’esclusione sociale.

Una  manifestazione nazionale è stata  promossa dalla rete Cresce il welfare, cresce l’Italia  e  si terrà a Roma il prossimo 31 ottobre per richiedere che le scelte politiche vengano orientate al rilancio delle politiche di welfare per lo sviluppo dell’Italia e  per il rispetto dei diritti di tutti i cittadini.

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